01 febbraio 2008

La zampogna zoppa di Amatrice. "Saltarella" con "ciaramella" e "tamburella"

Le ultime tracce della tipica zampogna zoppa amatriciana, detta localmente "ciaramella", sono gelosamente custodite dalla famiglia Rosati. Rosolino, è uno degli ultimi "ciaramellari" ancora in attività. Ad Agosto 2007, in località Preta, una delle tante frazioni che popolano la conca di Amatrice, è stato possibile osservarlo in azione durante la Festa del Crocifisso. Per l'occasione è stato chiamato a suonare e si è esibito in un repertorio di "saltarella", accompagnato da Franco, giovane insegnante di "tamburella". Anche quest'ultimo strumento è in via di estinzione, ormai diffuso a macchia di leopardo nel reatino. Franco cerca di mantenerne viva la tradizione, trasmettendo il sapere legato alla particolare tecnica percussiva diffusa nella zona. Si tratta di un accompagnamento che marca in maniera ostinata l'andamento terzinato della "saltarella", senza particolari enfasi, producendo un movimento continuo dei cembali. Il tappeto ritmico di Franco aiuta Rosolino a sostenere lo sforzo che fa per gonfiare l'otre e trasformare l'aria incamerata in suoni. Le guance si gonfiano, il viso si fa rosso, il sudore gronda dal volto. Tra una suonata e l'altra un bicchiere di vino bianco aiuta a recuperare le energie e trovare nuova ispirazione. Le tozze dita del "ciaramellaro" si muovono con maestria sopra i fori dei chanters, creando giochi di contrappunto che mettono in risalto una polifonia nitida, ossia non "inquinata" dal bordone, poiché silenziato come in tutte le zampogne zoppe locali. La musica che ne deriva induce al ballo, trainato da un gruppo folkloristico che sprona giovani e anziani a muoversi a passo di saltarello. I giovani si muovono con movimenti più estesi, gli anziani, soprattutto le donne, conservano il segreto degli antichi passi. Alcune di esse si esibiscono con la "tamburella", lamentandosi della scarsa resistenza dovuta all'abbandono della pratica dello strumento. Ricordano il tempo in cui le nonne suonavano tutto il giorno. Franco ne ammira la tecnica, e nota "la botta" ossia l'enfasi che si dà con il primo colpo sulla pelle. Rosolino e Franco incarnano alla perfezione lo spirito della festa, tra tradizione e innovazione. L'uno suona con la stessa passione di sempre, l'altro raccoglie la dura sfida di mantenere e non disperdere un patrimonio popolare ormai in decadimento.


Alessio Rosati, figlio di Rosolino, tenta di recuperare e conservare le zampogne che sono state consegnate alla storia. Sta diventando un vero cultore e collezionista di "ciaramelle", custodendo con estrema cura quelli che furono gli strumenti di noti personaggi della conca amatriciana. Le zampogne sono tenute in un luogo umido, per una migliore conservazione delle pelli e dei legni. All'occorrenza fa qualche lavoro di manutenzione, introducendo nuove tecniche, come ad esempio il fissaggio della pelle al ceppo tramite una fascetta di plastica anziché utilizzare il classico spago. Costruisce ancora le ance utilizzando la canna di fiume e l'antichissima tecnica della legatura, in alternativa alla recente tecnica che utilizza le ance in plastica, ma che producono un suono sgradito soprattutto secondo i canoni estetici locali.

Claudio Capulli